giovedì 19 marzo 2020

La Carità al tempo del Coronavirus

La Carità, la Fede e la Speranza, secondo la tradizione cristiana, fanno parte delle tre virtù "teologali", virtù così definite perché ci rendono partecipi della vita stessa di Dio, simili a Lui.
La Carità o l'Amore, secondo l'apostolo Paolo, è la virtù più grande ed importante: potrei aver ogni qualità e capacità ma, se mi mancasse l'Amore, sarei una persona insignificante.
A proposito leggi l'inno alla Carità scritto dallo stesso apostolo Paolo nella sua prima lettera ai Corinzi (clicca qui: 13,1-8).
Di seguito trovate alcune testimonianze di Carità, espressioni d'amore disinteressato e gratuito.
Di fronte alla situazione d'emergenza e di pericolo queste persone, anziché chiudersi in sé stesse con egoismo, si aprono al prossimo, coltivando altruismo e solidarietà.
Da una mia alunna, che ringrazio, mi è stato segnalato sul tema questo link molto "provocatorio":  «Io, infermiere, trattato da untore dai condomini dove vivo»
E tu? Hai testimonianze d'amore e di carità da raccontare? Condividiamo le nostre storie cliccando qui sotto la parola commento/i o compilando il form a fondo pagina.

venerdì 13 marzo 2020

La Speranza al tempo del Coronavirus

"Andrà tutto bene!". E' questo lo slogan ripetuto diffusamente nel web, nei manifesti appesi alle facciate delle case, nelle interviste televisive...
Eh si! La speranza sembra un bisogno insostituibile dell'umanità, che nonostante tutto crede che domani sarà migliore.
Di seguito riporto due testimonianze personali su questo positivo atteggiamento che coltiva il bene e l'ottimismo nonostante le attuali circostanze in cui sembrano prevalere il male ed il pessimismo.
Guardatele cliccando i link sottostanti:


Frank Matano conforta al telefono una coppia di anziani in quarantena


L'incoraggiamento del Papa per i malati di coronavirus


E tu? Credi sia giusto e fondato sperare di fronte a situazioni come quella che stiamo vivendo?
Clicca la parola commento/i in fondo a questo post e condividi la tua risposta con noi, anche in forma anonima se preferisci. Puoi scrivermi anche via email: rfavaro@itiscardanopv.gov.it

venerdì 6 marzo 2020

La Fede al tempo del Coronavirus.

Cari alunni,
in questo tempo quaresimale siamo sollecitati a riflettere sul significato ed il senso di ciò che sta accadendo attorno a noi.
Vi propongo perciò due interventi.
Il primo intervento lo trovate qui sotto ed è un'intervista molto stimolante ad un sociologo ed intellettuale di nome Umberto Galimberti. Guardate il video e poi potete condividere tramite il forum di questo blog le vostre personali riflessioni cliccando la parola commento/i in fondo a questo post. Potete inviare un piccolo testo con la vostra personale riflessione anche all'email dell'insegnante ( rfavaro@itiscardanopv.gov.it )
Il secondo intervento è parte di un articolo che trovate in forma integrale cliccando link in fondo a questo post.
Di seguito riporto il testo con le parti più significative:

“L’imprevisto di questa epidemia può avere un risvolto positivo? Siamo presi dalle nostre attività e dai nostri programmi, ci piace avere tutto sotto controllo e ci dimentichiamo, come spesso ricorda papa Francesco, che la realtà è superiore alle nostre idee e ai nostri programmi. Dio viene nell’imprevisto e occorre saperlo cogliere in una realtà che ha certamente anche aspetti drammatici, fatti di paura, di disagio, di dolore. Si tratta di riconoscere che anche nelle situazioni impreviste, che non avremmo voluto, può venire qualcosa di buono. Dio, di solito, fa molta fatica ad infilarsi nei nostri programmi; non gli concediamo molto spazio. Egli viene nell’imprevisto per rinnovare la nostra vita.”



Questa situazione mette in luce la nostra fragilità umana. [...] L’esperienza della fragilità ci riporta all’essenziale, a riconoscere che solo Dio è salvatore”. […] “...alcune persone, le più fragili psicologicamente, sono spaventate e manifestano grandi preoccupazioni. Altre [...] la colgono come una provocazione a ripensare la propria fede”.



“Col passare dei giorni, prendendo sempre più coscienza della gravità della situazione, mi è sempre più chiaro che il primo modo di essere vicini alla gente da parte della comunità cristiana è quello di prendere sul serio fino in fondo le indicazioni che ci vengono date dalle autorità competenti e dai nostri vescovi. Sono francamente insopportabili e intollerabili taluni atteggiamenti di superficialità e talvolta persino di polemica nei confronti delle scelte compiute riguardo alle necessarie limitazioni nei ritrovi per le liturgie e per le varie attività pastorali. In una situazione di bisogno e di grande prova per il nostro popolo, nella quale non mancano episodi di intolleranza e atteggiamenti di sospetto nei confronti dell’altro, percepito talvolta come un potenziale nemico, occorre essere uniti, amando la vita e il bene di tutti prima di ogni altra preoccupazione o considerazione, riconoscendo umilmente di aver bisogno di tutti, valorizzando l’impegno di chi si trova in prima linea in questa emergenza sanitaria. Il cristianesimo è innanzitutto lo sguardo appassionato di Cristo all’uomo concreto e, senza questa passione per la vita degli uomini e le donne del nostro popolo, l’annuncio cristiano si riduce ad una ideologia come tutte le altre”.



“Questa drammatica circostanza è l’occasione per uscire dalla nostra comfort zone, prendendo sul serio la nostra umanità e condividendo la domanda di tutti: ma se non posso aggiungere un minuto solo alla mia vita e a quella di una persona cara, se tutte le mie sicurezze possono essere spazzate via da un virus, cos’è dunque la vita? Per noi [...] è l’occasione di mettersi in gioco “da laici”, non come coloro che pensano di avere tutte le risposte, ma come mendicanti assieme ad altri mendicanti, come gente che ha bisogno di tutto e di tutti. Passando dall’essere sempre in mezzo alla gente  – con riunioni e lezioni, dialoghi e attività – ad un certo isolamento, necessario per ridurre la possibilità di contagio, possiamo tutti chiederci in questa “solitudine”, come il Pastore errante di Leopardi, “Ed io che sono?”. E così questa “solitudine” può essere l’inizio di una condivisione reale dell’umanità di tutti, da cui può fiorire una solidarietà reale”.


La fede al tempo del Coronavirus

Quali frasi di queste interviste vi hanno particolarmente colpito? Perchè? Qual è il tuo personale pensiero sull'argomento in questione?
Rispondi liberamente a queste domante cliccando la parola commento in fondo a questo post oppure scrivendomi all'indirizzo mail: rfavaro@itiscardanopv.gov.it

P.S.: Allego foto di un importante contributo alla riflessione di un vostro compagno di scuola.
Cliccateci sopra per ingrandirla.

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